n°9

14 ottobre 2025

CONTEMPORANEA

PERIODICO

DI RIFLESSIONE POLITICA

"Il nostro intento consiste nell'osservare la realtà con i piedi ben piantati nel presente e lo sguardo mai rivolto al passato"

by Alessandro Chelo

Perchè CONTEMPORANEA?

A cura di Alessandro Chelo

Perchè il mondo cambia con velocità e intensità inusitate, mai sperimentate fino ad oggi. Non basta dirlo, bisogna tenerne conto, bisogna adottare nuovi paradigmi e, per farlo davvero, bisogna lasciare andare le vecchie credenze e i vecchi ancoraggi. Bisogna mollare gli ormeggi e iniziare a guardare il mondo con occhi nuovi, osservando la realtà con i piedi ben piantati nel presente e lo sguardo mai rivolto al passato. Non serve rimpiangere il bel tempo andato, occorre scovare l'innovazione e comprenderla, da qualunque parte essa provenga, in qualunque forma si presenti, impegnandosi affinchè il nuovo tempo non sia terreno di rivincita, ma di emancipazione; non di recriminazione, ma di accrescimento.

IN QUESTO NUMERO:

CARO AMICO TI SCRIVO

di Alessandro Chelo

Lettera aperta agli Onorevoli Calenda e Marattin

IL DITO E LA LUNA

di Jeremy Olek

La lezione toscana

IL PUNTO DI VISTA

di Eglaia Tosti

Alla ricerca della "contraddizione principale"

SOLLETICANDO

di Ghino di Tacco

Blocchiamo tutto: burattini e burattinai.

caro amico ti scrivo

lettera aperta agli Onorevoli Calenda e Marattin

di Alessandro Chelo

Egregi Onorevoli Calenda e Marattin,

 

Leggo della vostra intenzione di dare vita a un "partito unico" che metta insieme le forze politiche di cui siete i leader.

L'espressione partito unico mi riporta al 2023, quando fu messo in scena il tentativo di unire Azione con Italia Viva. Oggi non ci sono più Renzi e Calenda, ci siste voi due, Calenda e Marattin. Allora, con un gruppo di trecento amici, lanciammo un grido di attenzione, una preghiera, un appello: non ci vuole un partito unico, ci vuole un partito nuovo! dicemmo.  Oltre gli angusti steccati dei due partitini, aggiungemmo.

 

Quell'esortazione vale anche oggi? Sì, oggi più di allora. La vera sfida non consiste infatti nell'unire due stanze, ma nell'aprire le porte di quelle stanze. Aprire le porte per accogliere nuove idee, nuove ispirazioni e, soprattutto, per superare l'ormai stantia atmosfera del partitino degli ex-PD. Ci vuole nuova aria, nuova infa, ci vogliono nuovi volti.

 

Ci vuole anche il coraggio di aprire senza remore e riserve il confronto interno sul tema delle alleanze, fino a oggi soffocato dal debole argomento "nè con ... nè con ...".

Il tema delle alleanze non può più essere considerato un tabù. Prevedere un asse strategico di alleanze non contamina l'identità centrista. A suo tempo, la Democrazia Cristiana, ad esempio, scelse un asse strategico di alleanza con la sinistra, ma quella scelta non intaccò di certo la sua vocazione centrista. Scelse quell'asse strategico valutando il contesto geo-politico del tempo e le prospettive di sviluppo nazionali. E oggi? Il contesto geo-politico cosa ci suggerisce? Quale quadro di alleanze garantisce ragionevolmente le migliori prospettive di sviluppo del Paese? Bisogna aprire il confronto, coinvolgendo anche nuove figure, oltre pregiudizi bloccanti e luoghi comuni. Quest'ultima è forse la sfida più ardua.

il dito e la luna

La lezione toscana

di Jeremy Olek

In Toscana, a causa del bassissimo numero di votanti, abbiamo assistito a una competizione fra elettori militanti. Sembra proprio che gli elettori meno coinvolti dalle proposte politiche in campo, siano rimasti a casa.

Eppure qualcosa l'esito elettorale ci dice comunque. Un aspetto in particolare colpisce la mia fantasia: neppure fra gli elettrori militanti trovano più spazio Lega e 5Stelle.

I due partiti populisti per eccellenza, Lega e 5Stelle, raccolgono rispettivamente il 4,38 % e il 4, 34 %. Non arrivano insieme al 9%. Se si pensa che solo sette anni fa, con le elezioni politiche del 2018, Lega e 5Stelle contavano su una solida maggioranza sulla base della quale prese vita il primo Governo Conte, il dato fa impressione.

Questo dato deriva anche da fattori contingenti, certo, ma contiene certamente un significato politico profondo: ieri si votava per o contro i populisti, oggi non più.

Fino a pochi anni fa si poteva ritenere che il confronto politico si sviluppasse su un nuovo asse, trasversale rispetto allo schema destra-sinistra: populisti da una parte, non populisti dall'altra. La sfida consisteva nel generare un'alternativa ai popuilismi, nel cerare un polo alternativo a quello bi-populista.

Probabilmente oggi non è più così e chi formula oggi quel tipo di proposta, arriva fuori tempo massimo. La sfida oggi è un'altra: leggere le contraddizioni del presente. Chi saprà leggerle e interpretarle con sgaurdo nuovo, sarà premiato.

IL puntO di vista

Alla ricerca della "contraddizione principale"

di Eglaia Tosti

Un tempo il mondo si divideva sul piano internazionale fra amici del blocco americano e amici del blocco sovietico e sul piano nazionale fra amici della destra e amici della sinistra. O eri di destra o eri di sinistra. O di centro, è vero, ma sempre alleato con uno dei due blocchi. 

Nel tempo questa logica è andata sfumando e sembra che lo schema destra-sinistra non rappresenti più la contraddizione principale, ma allora in cosa consiste, oggi, la contraddizione principale?

Probabilmente essa fa riferimento a categorie più pre-politiche che politiche e ciò si spiegherebbe anche in ragione della transizione così radicale e profonda che stiamo vivendo, transizione che ci mette in gioco sul piano esistenziale.

C'è chi di fronte ai cambiamenti che la nuova epoca porta con sè, reagisce ricorrendo a alibi e individuando dei nemici e chi, invece, prova a innovare. Sembra che il mondo si divida fra Accuser e Innovator.

Gli Accuser puntano il dito, indicano nemici, giudicano sul piano morale, si sentono migliori sul piano etico, sfogano la loro rabbia, si sentono ribelli, disprezzano chi non è allineato col loro pensiero, trasformano ogni istanza in una crociata. Pretendono omologazione: se dissenti da loro, sei ignorante o in malafede e comunque moralmente inferiore.

Gli Innovator trovano soluzioni, esplorano possibilità nuove, rompono le regole del pensiero conformista, sperimentano nuovi lionguaggi, prediligono il pragmatismo. Talora prevale l'intento innovatore, altre volte prevale un puro spirito oppositivo nei confronti degli Accuser.

Qualcuno potrà obiettare che in fondo gli Accuser adottano il tipico atteggiamento politico populista, quindi in questa rappresentazione non ci sarebbe nulla di nuovo. C'è del vero: l'atteggiamento dell'Accuser è in gran parte sovrapponibile a quello del populista. Ma allora cosa è cambiato? Negli ultimi anni una cartina tornasole ha rivelato qualcosa di nuovo, qualcosa che avevamo forse intuito, ma che oggi ci appare evidente: la sinistra si è vieppiù rivelata populista e il populismo si è vieppiù rivelato "di sinistra". Abbiamo preso coscenza del fatto che l'atteggiamento esistenziale populista affonda le sue radici nella cultura politica della sinistra. In fondo gli Accuser rappresentano un'integrazione fra cultura politica di sinistra e atteggiamento esistenziale populista.

Oggi combattere il populismo presuppone in larga parte combattere la sinistra. Mi spingo a dire che oggi, senza una destra protagonista, il fronte degli Innovator non si può affermare. Da questo punto di vista, l'azione politica liberale dovrebbe esprimersi nel campo degli Innovator e dovrebbe essere tesa a far prevalere l'intento umanista sul sentimento di pura reazione alle iniziative degli Accuser. Insomma, o la destra cessa di rappresentare un tabù o non se ne esce.


solleticando

Blocchiamo tutto: burattini e burattinai

di Ghino di Tacco

Tutti i servizi di sicurezza dei principali paesi europei, mettono in guardia i loro governi: la Russia ha da tempo mosso una guerra ibrida nei confronti dei paesi europei, a partire da quelli con lei confinanti. Si tratta di una guerra meno "visibile" che utilizza diversi tipi di strumenti e non solo le armi: in primo luogo disinformazione e attacchi informatici. La disinformazione ha luogo grazie al condizionamento di operatori e interi organi di stampa e al martellamento propagandistico sui social ad opera di appositi bot, gestiti da specialisti appositamente formati e remunerati da agenzie governative. Gli attacchi informatici riguardano i sistemi informativi dei gangli fondamentali della vita sociale: banche, assicurazioni, porti, aeroporti, mezzi di comunicazione e informazione.

Con l'intensificarsi della guerra ibrida, gli attacchi informatici completano l'opera portata avanti da chi, condizionato dalla propaganda, dà luogo a disordini volti a bloccare le principali infrastrutture come le stazioni, le strade, gli aeroporti. Un paese dilaniato dai disordini e bloccato nelle sue principali infrastrutture, è ovviamente molto più debole e vulnerabile a un attacco di tipo militare. Questo è il senso della guerra ibrida.

Le fasi della guerra ibrida mossa a uno specifico paese, sono sostanzialmente tre: la prima è volta a delegittimare il suo establishment agli occhi della popolazione; la seconda è volta a provocare disordini e sommosse finalizzate a bloccare le infrastutture; la terza è volta all'occupazione. 

In Crimea e in Ucraina abbiamo in effetti assistito a questo film, mentre in altri paesi europei la guerra ibrida è ancora a uno stato preliminare, quello della disinformazione, degli attacchi informatici, della provocazione dei droni nello spazio aereo nazionale.

Insomma, quando ci sono dei burattini, inevitabilmente ci sono anche dei burattinai e questi ultimi sembra proprio che risiedano nella terra di Putin. Naturalmente fra i complici, oltre a esponenti dell'informazione, figurano anche esponenti delle forze armate e delle forze sindacali e politiche. Non è un caso se lo stesso Mario Draghi a suo tempo alluse a tali complicità utilizzando la colorita espressione di "pupazzi prezzolati".

Ma se costoro sono i complici dei buarrinai, chi sono i burattini? I burattini sono tutti coloro che cadono nella rete della propaganda, dividono il paese, delegittimano il governo. In sostanza, brutalizzando il concetto, interpretano il ruolo di burattini tutti coloro che manifestano dietro a uno striscione che, fin troppo esplicitamente, esorta a ballare il ballo voluto dai burattinai: "blocchiamo tutto". Poi ci sono i burattini di prima fila, quelli della flottilla. 

I burattinai sono lucidamente consapevoli, i burattini no. Non si rendono neppure conto di recitare di fatto il ruolo dei mandanti morali dei violenti, dei vandali, degli esecutori dei dictat dei burattinai: chi blocca una stazione, un  aeroporto, una tangeziale, è in qualche modo legittimato dal fatto che una moltitudine di persone, il famoso "popolo", indichi la via: blocchiamo tutto.

Per promuovere la logica del "blocchiamo tutto", ogni pretesto è buono e si trasforma in causa, in causa della vita, in causa morale: dopo la Palestina, ne verranno altre. Le corrispondenze fra la teoria della guerra ibrida e ciò che sta accadendo in questi anni e in questi ultimi mesi in Europa e in Italia, sono impressionanti. Non si può neppure escludere che, per gettare benzina sul fuoco, vengano inscenati anche attentati ai danni di figure ritenute anti-sistema quindi anti-establishment. Potrebbe essere ad esempio il caso dell’attentato a Ranucci. 

Se queste corrispondenze non sono tutte coincidenze, ne vedremo delle belle. Bisogna prepararsi.

ALESSANDRO CHELO

Sono nato a Genova nel 1958.

Ho pubblicato diversi saggi con Sperling & Kupfer, Guerini e Feltrinelli, alcuni tradotti in più lingue fra cui il coreano e il giapponese.

Dopo aver lungamente scritto per Stradeonline, Linkiesta e Il Riformista, mi dedico oggi, a CONTEMPORANEA.

Alessandro Chelo

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