Le sfide manageriali della nuova epoca

Così come le persone non cambiano a nostro piacimento e non diventano come vorremmo che fossero, anche le nuove epoche, come appunto le persone, vanno prese “all inclusive”.
L’epoca 4.0 è fatta di movimento continuo; esso è spesso percepito come incertezza e talora come precarietà. Di fronte a questo stato di cose, le diverse generazioni hanno normalmente un atteggiamento molto diverso: gli ultraquarantenni tendono a perseverare nella ricerca di stabilità e sicurezza, i “giovani” tendono invece a mettersi in gioco nel nuovo scenario.
Mettersi in  gioco, si sa, non è esercizio per tutti. Mai come oggi, per mettersi in gioco è necessario mettere al centro la ricerca del proprio peculiare “talento” e il valore della responsabilità individuale. Evidentemente non tutti sono pronti.
Sta di fatto che le imprese desiderose di essere appetibili per i giovani più disposti a mettersi in gioco, sono chiamate a mettersi al servizio del loro desiderio di sperimentazione e crescita. La nuova sfida diventa quella di far crescere il giovane aiutandolo ad essere più competitivo sul mercato del lavoro, sapendo che, paradossalmente, questo orientamento alla promozione della sua crescita (e libertà) è la ragione fondamentale per cui potrebbe scegliere invece di restare nell’organizzazione.
Tutto ciò deve portare a un totale ripensamento delle pratiche di talent management e performance management.
La pratica di talent management non dovrà più essere ispirato solo a cercare persone di talento, ma soprattutto a promuovere il talento nelle persone; la pratica di performance management non dovrà più essere incentrata sul colmare i gap funzionali agli obiettivi smart, ma sul potenziare i fattori di successo funzionali alla sfida professionale individuale.